Metti l'icona sexy di Hollywood (Marilyn Monroe), paesaggi montani da National Geographic valorizzati dall'uso del cinemascope, un genere di sicuro successo come il western e un regista di grido, il grande Otto Preminger. Poi infilaci anche un ragazzino orfano di madre, giusto per tenere alto il tasso glicemico a beneficio del pubblico femminile ed ecco che hai fatto il film. È su questi ingredienti essenziali che si basa La magnifica preda, film passato alla storia più per essere stato uno dei set frequentati da Marilyn Monroe - alla quale vengono dati in dote ampi quanto tediosissimi siparietti musicali - nonché per essere stato l'unico western girato da Preminger che per i suoi meriti intrinseci. La trama è ben poca cosa: un baro (Calhoun) si è assicurato un giacimento d'oro per il quale occorre un passaggio di proprietà. Poiché deve raggiungere un posto lontano, si appropria indebitamente degli unici mezzi di difesa e fuga (un fucile e un cavallo) a disposizione di un colono (Mitchum) che, uscito dalla prigione, ha appena ritrovato suo figlio. I due, con la donna del baro e gli indiani alle calcagna, si mettono all'inseguimento del furfante a bordo di una zattera, sfidando le rapide del fiume.
Un po' racconto di formazione, un po' road movie, un po' film d'avventura, un po' romanzetto rosa e un po' musicarello, il film sceneggiato da Frank Fenton e tratto da una storia di Louis Lantz - nonostante l'assoluta pochezza di mezzi e contenuti - si lascia vedere e ha il merito di durare meno di 90 minuti.
Alcune foto con Rory Calhoun e il giovane attore che interpreta l'orfano, Tommy rettig.
Terence e Molly Donahues formano da sempre una coppia ben assortita, sia sul palcoscenico che nella vita. I loro figli, crescendo, ne hanno seguito le orme. Ma un giorno uno di loro, Steve, si fa prete; e l'altro, Tim, innamorato di una bellissima ballerna, Vicky, la segue insieme alla sorella Katy per calcare le scene in una grande rivista.
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